C’è una scritta sulla fusoliera dell’aereo che ti porta in mezzo al blu: “L’Atlantico e tu”. E’ azzeccata in pieno. Ad ogni passo fra gli azzurri corridoi di ortensie di Faial, ogni nuotata all’ombra della montagna di Pico, ogni coda di capodoglio immerso al largo di Sao Jorge, si inspira forte il legame fra io e natura. E poi si espira l’oceano.
La magia delle Azzorre, nove isole europee battenti bandiera portoghese piazzate a metà fra l’America e l’Europa, è racchiusa nei colori, i vulcani, le casette bianche delle piccole “faja” circondate dai pascoli,  paesaggi ancora selvaggi che gli azzorriani preservano con infinita cura.

Negli ultimi cinque anni, anche nell’arcipelago più a ovest d’Europa spesso dimenticato da mappe e confini, il turismo sta crescendo a vista d’occhio. Ad eccezione di Sao Miguel, l’isola più grande che ospita il capoluogo Ponte Delgada, la maggior parte delle nove sorelle ancora non vive di turismo e nemmeno, confessano gli abitanti, lo vorrebbe. “Speriamo non arrivino troppi voli low cost, oppure rischiamo di rovinare questo patrimonio” è il mantra che ripetono gli anziani al bar.
Per ora, a preservare questo straordinario tesoro naturale, c’è la distanza: le Azzorre non sono semplicissime da raggiungere e nemmeno economiche da girare.

COME E QUANDO – Dall’Italia serve uno scalo, a Lisbona o Porto, per poi arrivare in un paio d’ore su una delle isole principali. L’estate è il mese ideale per goderne il clima. Sono divise a gruppetti: ci sono quelle orientali, come Sao Miguel e Santa Maria, dove i viaggiatori europei accorrono in massa grazie a qualche volo diretto da Germania o Inghilterra. Le centrali, composte dal triangolo magico per l’avvistamento di balene, quello fra Faial, Pico e Sao Jorge a cui si uniscono un po’ più a nord  ovest Terceira e Graciosa, e infine le remote e selvagge Flores e Corvo (su quest’ultima vivono appena 400 persone). Ogni isola è un mondo a sé.
Tutte offrono a chi le visita la sfrontatezza e la bellezza dell’Atlantico, delle sue correnti e il suo clima. Mentre da noi regna il solleone grazie all'”anticliclone delle Azzorre”, nelle isole anche d’estate il tempo può cambiare in un attimo, come se fosse una Islanda ma con una ventina di gradi sempre garantiti. Ma ci vuol poco:   costume da bagno, k-way e un paio di scarpe da trekking sempre dietro trasformano ogni giornata in avventura.

COSA FARE – Perché le Azzorre sono questo: natura e sport, paesaggi lunari ed enormi crateri, mulini e corridoi infiniti di fiori e sullo sfondo un mare dove saltano delfini e capodogli, perfino orche se avete la fortuna di incontrarle.
Qui – a parte durante i grandi festival come la “Semana do Mar” – le notti scorrono tranquille coccolate dal vento e il canto degli uccelli. Di giorno i turisti passano ore ad esplorare il cratere di Sete Cidades oppure a farsi il bagno nell’acqua “caliente” delle  “furnas” (tutte attrazioni principali di Sao Miguel) o ancora a camminare fino a Praia Formosa (Santa Maria) o scoprire l’Algar do Carvão, tunnel lavico all’interno della Caldeira de Guillerme Muniz (a Terceira).

Che sia in bicicletta, a cavallo o camminando, a trekking finito la sera ci si ritrova in qualche “tasca”, ristorantini dove bersi una biretta a un euro, oppure un caffè a 0.60 cent, magari degustando formaggi sublimi e ben stagionati come quello di Sao Jorge con un bicchiere di vino “vulcanico” prodotto dalle viti di Pico. Se mangiare e bere è decisamente economico, non lo è spostarsi.
I mezzi pubblici sono pochi e i taxi cari: conviene affittare un auto o uno scooter, ma va fatto con largo anticipo. Anche muoversi fra le isole è un salasso: se non si prenota prima per tratte di appena 20 minuti con la Sata Airlines si pagano più di 80 euro. L’ideale, per chi ha poco tempo, è dunque scegliere una zona dove ci si possa muovere da un’isola all’altra in traghetto: il triangolo Pico-Faial-San Jorge è alla portata di tutte le tasche.

TRIANGOLO MAGICO – Pico offre una montagna che da sola vale il viaggio: un vulcano scalabile in tre ore alto più di 2300 metri (è il monte più alto del Portogallo) dove a volte, la sera, la luna si “deposita” per una foto da cartolina. E’ l’isola dei vini e delle grotte, della tranquillità e le piscine naturali dove nuotare in sicurezza.
Alle sue spalle c’è Faial, l’isola azzurra. Qui puoi passeggiare fra le nuvole mentre percorri a piedi la Caldeira, dalla quale si può scendere in bici senza pedalare nemmeno una volta fino alla città. Oppure osservare un infinito tramonto da Capelhino, una montagna che a causa delle eurzioni vulcaniche sottomarine si è formata appena una sessantina di anni fa.
A Faial quando piove, nella città di Horta, la gente si raduna nel bar più famoso di tutto l’Atlantico, il Peter Cafè, in piedi dal 1918. E’ il bar dei marinai, lo è davvero. E’ davanti alla “marina” di Horta, nota in tutto il mondo: lì approdano i naviganti che attraversano l’Atlantico, avventurieri che dopo mesi di mare celebrano la traversata dipingendo con scritte e bandiere il lungomare del porto. Dentro al Peter, fra un “gin do mar” e la musica sempre accesa, si leggono i messaggi dei velisti giramondo. Roba tipo: “Cerco equipaggio per tornare ai Caraibi” oppure “Chi viene in Francia in barca mercoledì?”. E’ un luogo che non cambia, sospeso nel tempo, dove tutti parlano con tutti. E ognuno ha una storia da raccontare.

L'Atlantico come cura per ritrovarsi. Viaggio nelle sperdute Azzorre

Delfino al largo di Pico


I CAPODOGLI – Lì fuori ci sono le agenzie di whale watching, esperienza che richiama alle Azzorre migliaia di visitatori. Da Fail e da Pico barche e gommoni con a bordo esperti biologi marini per una sessantina di euro accompagnano per tre ore i turisti in mare appena ricevono il segnale dai “vigia de baleia”. Sulle colline o i monti come quello “Da Guia”, uomini armati di binocolo sorvegliano il mare: al primo spruzzo avvertono il porto e le navi da whale watching salpano. Così si avvistano facilmente meravigliosi capodogli, balene, delfini che danzano intorno alle navi, grampi, zifi e decine di altre specie. Nel frattempo, in alto mare, altri turisti si dedicano alla costosa pesca del marlin: specialità che richiama pescatori da tutto il globo.

FUORI DAL TEMPO – Se Pico e Faial sono fra le più frequentate, Sao Jorge resta una isola lunga e alta che regala – come Flores e Corvo – emozioni selvagge. Una di queste è la visita alla Faja da Caldeira de Santo Cristo, minuscolo paesino di poche anime sospeso nel tempo. Ci si arriva soltanto a piedi dopo un’ ora di cammino, oppure pagando un trasporto su un quod. E’ magico: onde da surf si scagliano contro le rocce che proteggono una piccola laguna interna ideale per nuotare o fare sup. Tutt’attorno l’altissima costa brulica di verde e di uccelli, mentre fra le stradine circondate da ortensie e aloe e difficilmente incontrerete qualcuno, forse qualche gatto.

C’è un solo bar-ristorante, una chiesetta, poche case e una surf house dove dormire e soprattutto niente elettricità la notte e niente segnale del telefono. E’ il posto ideale per staccare da tutto, sedersi su una veranda e fissare l’oceano: soltanto l’Atlantico e tu.